Il 13 marzo scorso, all’indomani della chiusura della discarica di Albano, alla domanda postami da Castelli Notizie “Previsioni su quello che accadrà sulla discarica di Albano – Roncigliano” rispondevo:
“La logica mi dice che la società che gestisce la discarica si presenterà con una fidejussione e che la discarica riaprirà all’istante.”
Pertanto, non sono molto sorpreso dal fatto che sia avvenuto esattamente questo, ovvero il deposito di idonee garanzie finanziarie previste per la gestione post mortem mediante costituzione di un deposito bancario vincolato ed a disposizione della Regione Lazio per future esigenze di salvaguardia ambientale del sito. E che sulla base di tale fidejussione sia stata riaperta la discarica.
Dal 13 marzo ad oggi, però, lo scenario è completamente cambiato. Perché è intervenuta la volontà espressa dal sindaco di Roma di realizzare un termovalorizzatore da 600.000 tonnellate, verosimilmente a Santa Palomba, a pochissimi chilometri da Roncigliano.
Vorrei smetterla di prevedere sciagure varie. Ma al di là della vulgata per cui questo termovalorizzatore brucerebbe direttamente il tal quale, ovvero il contenuto dei cassonetti stradali di Roma, la legge prevede che il rifiuto sia preventivamente stabilizzato biologicamente. Ed a Roncigliano c’è un imprenditore che ha in mano un’autorizzazione regionale proprio per realizzare un impianto di stabilizzazione biologica dei rifiuti. E c’è pure una discarica per accogliere gli scarti.
Non tiro conclusioni perché voglio, lo ripeto, smetterla di fare l’uccellaccio del malaugurio. Piuttosto vorrei combattere davvero questa battaglia.
Come? Utilizzando l’unica arma che la Regione Lazio sta ponendo nelle mani dei Comuni. Lo dico anche qui ormai da diverse settimane. La nostra partita si gioca sulla legge regionale che stabilisce il governo degli ambiti territoriali ottimali. La Provincia di Roma verrà distinta, speriamo, da Roma Città. Dunque, bisogna combattere perché l’impianto di Roncigliano non venga considerato a servizio di Roma Città. Visto che non è dentro Roma e la norma sugli ambiti deve prevedere che la pianificazione industriale sia dedicata all’ambito specifico.
Roma su Roma. Provincia su Provincia.
Almeno quello.