luca andreassi

La partita è di quelle che contano. La Cynthialbalonga, con mio figlio in campo, dopo la sconfitta all’esordio del Torneo Internazionale Spiagge d’Abruzzo a Roseto, scende in campo contro la Real Ginestra, squadra di Napoli.

La partita stavolta procede per il verso giusto per i nostri. In un clima di gioia, in cui l’importante è divertirsi e socializzare, il risultato è davvero l’ultimo dei pensieri. Parliamo di ragazzini del 2011 ancora, quasi, immuni dalle storture del calcio che si vede in televisione.

Ad un tratto l’arbitro fischia e interrompe il gioco. Nel pieno stupore degli atleti e del pubblico, visto che non sembrava ci fosse stata alcuna irregolarità. L’arbitro si avvicina con fare deciso ad un giovane calciatore del Real Ginestra, si inginocchia e gli allaccia gli scarpini.

Un gesto semplice ma un’immagine potentissima. I genitori che seguono la partita a bordo campo applaudono a lungo.

Perché a noi questo è il calcio che piace davvero. Un calcio in cui l’arbitro allaccia le scarpe ad un ragazzino di 11 anni; in cui le mamme ed i papà non si sostituiscono agli allenatori, non contestano le decisioni degli arbitri ma sostengono con tutta la voce che hanno i piccoli atleti sul campo; un calcio in cui dopo il rigore sbagliato che ci avrebbe fatto vincere la finale i piccoli si stringono ad abbracciare il calciatore che ha sbagliato l’ultimo rigore, prendendosi anche il bacio del Mister; un calcio in cui i ragazzi a fine partita sorridono e sono felici. Felici per aver giocato insieme.

Tutto in un unico scatto. Il resto ci interessa davvero poco.